l miglior vino rosa al mondo del 2024 è italiano. Il Concours Mondial de Bruxelles ha decretato come miglior vino rosa tra 1205 vini in concorso una DOC veneta: il Bardolino Chiaretto Classico. A produrre questo vino da uve Corvina Veronese 80% e Rondinella 20% è la cantina Vigneti Villabella.

Sono stati 55 i degustatori internazionali, tra cui giornalisti, enologi, buyer e formatori di 23 nazionalità diverse provenienti dal mondo intero, che hanno assegnato medaglie d’Argento, d’Oro e Gran Medaglia d’Oro a vini provenienti da 32 paesi.Il premio per il miglior vino  in assoluto al Concours Mondial de Bruxelles si chiama Trofeo Vinolok Rivelazione Internazionale ed è quello che ha ricevuto l’etichetta Villa Cordevigo Gaudenzia 2019 della cantina veneta Vigneti Villabella. I premi più importanti, subito dopo questo, sono le Gran Medaglie d’Oro che sono state assegnate, oltre che a Villa Cordevigo Gaudenzia 2019, anche a Sangro Rosato 2023 della Cantina Frentana e l’Anfora Chiaretto Classico Rosato 2022 di Zeni.

L’Italia si è confermata leader nella produzione di grandi vini rosa con ben 76 vini premiati. Il 32% dei vini italiani iscritti ha ottenuto un riconoscimento.

Queste le regioni con il maggior numero di medaglie; Puglia 26, Veneto 16, Abruzzo 8, Sicilia 5, Sardegna 4, Calabria 3, Toscana 2, Lombardia 3, Lazio 2, Campania 2, Friuli-Venezia Giulia 2, Emilia – Romagna 1.

I 36 vini italiani “Medaglia d’Oro” a Bruxelles :


Torre Mora Scalunera Rosato 2023 – Tenute Piccini
Five Roses Anniversario Rosato 2023 – Leone De Castris
Five Roses Rosato 2023 – Leone De Castris
Susumaniello Rosè Varvaglione 2023 – Varvaglione Vini & Vini
San Greg Rosato 2023 – Feudi di San Gregorio
Rosato Negroamaro 2023 – Azienda Vinicola Cantele
Otello Ceci 1813 Rose – Cantine Ceci
Fantini Calalenta Merlot 2023 – Fantini Group Vini
Fantini Ballaturi Rosato 2023 – Fantini Group Vini
Villabella Heaven Scent 2021 – Vigneti Villabella
Villa Cordevigo Biologico 2022 – Vigneti Villabella
Villabella Rosato 2023 – Vigneti Villabella
Rosa Bruna Rosato di Raboso Metodo Classico 2013 – Cecchetto Giorgio
Fuorilemura Nero di Troia Rosè 2023 – Cantina di Ruvo di Puglia
Neia Nero di Troia Rosè 2023 – Cantina di Ruvo di Puglia
Chiaretto di Bardolino Classico 2023 – Le Morette Valerio Zenato
Frappo Rosato 2023 – Caruso & Minini
Bulgarini Chiaretto 2023 – Bulgarini Fausto
Antonè Demi-Sec 2023 – Le Conche di Sposato Vincenzo
Valtenesi Fontanamora Rosato 2023 – Azienda Agricola Turina
Kimia Susumaniello Susumaniello Rosato 2023 – Tenuta Chiaromonte
Amai Susumaniello Rosé Salento Igp 2023 – San Marzano Vini
Susumaniello Rosè Feudi Salentini 2023 – Feudi Salentini
I-Khos 2023 – Agricola Bingiateris
Aragosta Rosè 2023 – Cantina Santa Maria La Palma
Pro’ Spumante Rosato Treviso 2022 – Azienda Agricola Tomasella Paolo & C.
Vinosophia Rosato 2023 – Chiusa Grande di Franco d’Eusanio
Vigne Alte Rosato 2023 – Cantina Fratelli Zeni
Costa del Mulino Rosato 2023 – Cantina Frentana
Ninù Rosato 2023 – Agricola Jessyflor
Sapientes 2023 – Villa Alta Mezzanello
Colombaio Rosato 2023 – Conte Spagnoletti Zeuli
Valetti Luigi 2023 – Azienda Vinicola Valetti Luigi
Violette Rosè Extra Dry – Azienda Agricola Conte Collalto
Etna Rosato Sensi 2023 – Barone di Miceli Società Agricola
Joy Prosecco Rosé Brut 2023 – Azienda Forchir di Bianchini

Tutti i risultati sono disponibili qui:https://results.concoursmondial.com/it/risultati/2024

Un nuovo studio sulla risposta cerebrale alla degustazione del vino ha rilevato che la formazione dei sommelier non si limita a perfezionare il palato, ma rimodella il cervello stesso.

Lo studio, intitolato “Sniffing out meaning: Chemosensory and semantic neural network changes in sommeliers”, ha esaminato se la risposta cerebrale alla degustazione del vino differisce tra sommelier e non esperti.

I ricercatori volevano capire se i sommelier fossero più avanzati non solo nel cogliere le sottili differenze tra i vini, ma anche se fossero in grado di tradurle meglio in complesse descrizioni verbali. Hanno osservato differenze strutturali nel cervello tra i sommelier e i bevitori occasionali di vino.

La degustazione del vino è un processo complesso che integra le modalità sensoriali del gusto, dell’olfatto e della somatosensazione orale con il linguaggio e la memoria. Durante questo processo, il degustatore esperto utilizza il gergo tipico per formare una narrazione che descriva l’aroma, il sapore e la struttura di un vino. Aromi e sapori del vino forniscono ricche informazioni che possono essere vissute in modi diversi da esperti di vino (per esempio i sommelier) e non esperti. Sommelier esperti possono estrarre informazioni sull’origine del vino, uva (varietale), produttore, età, tipo di terreno, acidità, tannini e così via, e anche esprimere la gamma di sapori e aromi che caratterizzano un dato vino.

Il processo di descrizione e trasmissione accurata delle informazioni sul vino è essenziale per la professione poiché molti sommelier interagiscono direttamente con gli avventori dei ristoranti e i rivenditori per consigliare i vini.

Gusto, olfatto e sapore forniscono informazioni percettive molto ricche che, insieme alla narrativa semantica per descriverli, sembrano essere elaborate in modo diverso tra sommelier e consumatori di vino non esperti.

Combinando immagini neurali pesate in diffusione e fMRI (attivazione e connettività) ricercatori spagnoli hanno studiato se e come la risposta del cervello alla degustazione del vino differisce tra sommelier e non esperti nei circuiti neurali sensoriali che rappresentano il sapore e/o nei circuiti neurali per il linguaggio e la memoria.

Sono state trovate differenze funzionali tra sommelier e consumatori ingenui che influenzano il circuito sensoriale del gusto, ma anche regioni coinvolte nelle operazioni semantiche. Il primo riflette la capacità di elaborazione sensoriale differenziale, mentre il secondo riflette la capacità dei sommelier di prestare attenzione agli input sensoriali rilevanti e di tradurli in descrizioni verbali complesse. La maggiore sincronizzazione tra questi circuiti apparentemente indipendenti suggerisce che i sommelier abbiano integrato queste descrizioni con la precedente conoscenza semantica per ottimizzare la loro capacità di distinguere tra sottili differenze nel carattere qualitativo del vino.

In conclusione vi sono differenze tra sommelier e non esperti nella struttura del cervello, nella risposta funzionale sia al vino che alla complessità del vino, nonché nella connettività funzionale.

I sommelier generalmente hanno mostrato una maggiore attivazione e connettività funzionale delle aree temporali, mentre i neofiti avevano una maggiore attivazione e connettività funzionale delle aree frontali. Nello specifico, il profilo di connettività funzionale dei sommelier includeva regioni associate sia al gusto che alla lingua. Anche i sommelier, ma non i neofiti, hanno dimostrato modelli di attivazione differenziali quando degustavano vini ad alta complessità rispetto a vini a bassa complessità.

Durante la manifestazione Chianti Classico Collection 2024 si è tenuto il seminario “10 anni di Gran Selezione”, un affascinante viaggio attraverso il tempo dei primi dieci anni di questa prestigiosa categoria condotto da Antonio Boco e Paolo De Cristofaro con l’assaggio di nove etichette provenienti da varie zone del Chianti Classico, per leggere nel bicchiere le caratteristiche e le particolarità di questa tipologia.

Era il 17 febbraio del 2014 quando nel Salone dei Cinquecento di Palazzo Vecchio l’allora presidente del Consorzio, Sergio Zingarelli, presentò alla stampa sia italiana che internazionale, la nascita di questa nuova tipologia, sicuramente un unicum in Italia, che si posizionava al vertice della piramide della denominazione, la curiosità fu molta, così come un certo scetticismo da parte di una fetta della critica di allora. Utilizzo del sangiovese per almeno l’80% (oggi portato al 90%), l’eventuale saldo solo con uve autoctone a bacca rossa autorizzati ( ciliegio, colorino, mammolo, malvasia nera, pugnitello, ecc ) prodotto esclusivamente da vigneti di proprietà o in affitto condotti direttamente, 30 mesi di affinamento, di cui 3 in bottiglia: insomma, irrompeva nella denominazione un’idea di Chianti Classico più territoriale rispetto al passato.

Secondo l’opinione dei due giornalisti le motivazioni, sia interne che esterne che portarono alla nascita della Gran Selezione, a 10 anni di distanza sembrano essere state confermate dai numeri certamente più che positivi.  Infatti se al debutto furono solo 33 i produttori che scommisero su questa nuova tipologia, oggi il numero è salito a 169 per un totale di 213 etichette presenti sul mercato. La Gran Selezione rappresenta solo il 5% di tutta la denominazione (circa due milioni di bottiglie) ma però, a valore valgono il 12%.
Tra i tanti cambiamenti avvenuti negli ultimi 10 anni quello più importante è stata la nascita delle UGA (Unità Geografiche Aggiuntive), approvate dai soci nel 2021 e pubblicate in Gazzetta ufficiale a luglio dell’anno scorso. Il legame di queste ultime alla sola tipologia Gran Selezione ha di fatto cementato il rapporto con il territorio, tanto che sono nate Gran Selezioni provenienti anche da una singola vigna.

La degustazione

UGA Castellina

Chianti Classico Gran Selezione Sergio Zingarelli 2010 – Rocca delle Macìe
90% Sangiovese, 10% Colorino. Produzione media annua: 5170

Le uve del vino di Rocca delle Macìe provengono dalla zone Ovest di Castellina che è caratterizzata da suoli argillosi e sassosi. Granato, olfatto complesso con sentori di confettura di frutta rossa, viola appassita, sottobosco, tostatura e tocchi mediterranei di erbe officinali. Al palato ha sapidità con tannini di ben misurati, equilibrato e persistente.

UGA Radda

Chianti Classico Gran Selezione Il Solatio 2010 – Castello di Albola
100% Sangiovese. Produzione media annua: 3000

La zona si trova a ridosso dei monti del Chianti ed è solitamente caratterizzata da un clima fresco con dei vigneti più elevate. Le uve provengono dal settore Nord, quello più densamente vitato. Granato scarico,le sensazioni olfattive si evolvono da note di frutta nera in confettura e una spaziatura che ricorda il pepe nero, liquirizia, tabacco e ricordi balsamici. Al palato ha freschezza, verticalità nel sorso, sfumature mentolate e una persistenza di grande lunghezza, con un finale che ricorda la dolcezza vanigliata del legno.

UGA San Donato in Poggio

Chianti Classico Gran Selezione Vigneto Il Poggio 2014 – Castello di Monsanto
95% Sangiovese, 3% Colorino e 2% Canaiolo. Produzione media annua: 7000

La UGA San Donato in Poggio unisce il territorio di due comuni, Barberino Tavarnelle e Poggibonsi, quindi è caratterizzata da un territorio molto eterogeneo. La zona Sud, nella quale sono allevate le uve di questo vino è ricca di alberese, sabbie e argille. Questo è uno storico cru del Chianti Classico infatti la sua prima annata di produzione risale al 1962. Si presenta rubino carico con riflessi granata, olfatto elegante e complesso con sentori floreali che ricordano la rosa e la viola, sfodera un frutto ricco, fruttato, amarena sottospirito, arancia rossa, liquirizia e leggero sottobosco.In bocca presenta tannini levigati che si intrecciano a sapidità e freschezza ben equilibrati con la componente alcolica. Il sorso è lunghissimo con ritorni di agrumi e spezie.

UGA Lamole

Chianti Classico Gran Selezione Lamole 2015 – I Fabbri
100% Sangiovese. Produzione media annua: 1500

Lamole è UGA di altura, con vigneti che superano anche i 700 metri di altitudine. Qui domina una certa omogeneità con la presenza di solo Macigno, ovvero arenarie non calcaree. Questa Gran Selezione, che proviene da vigneti posti nella zona settentrionale mostrano subito un tratto tipico del sangiovese locale, che sa essere ferroso, quasi ematico, con delicate note floreali, note di piccoli frutti e sfumature terrose e rugginose. Al palato, sebbene molto grintoso, fresco, con un tannino a tratti nervoso e spigoloso, mostra comunque un’ottima struttura complessiva.

UGA Gaiole

Chianti Classico Gran Selezione Castello di Brolio 2016 – Ricasoli
97% Sangiovese, 3% Abrusco. Produzione media annua: 50.000

Gaiole è una delle UGA più difficili da schematizzare vista la grandissima eterogeneità presente al suo interno. Siamo nella zona meridionale è un territorio di transizione dal punto di vista geologico dal Macigno a sabbie e conglomerati marini. Rubino di media concentrazione. Elegante nel frutto e nel rovere, con tocchi ferrosi, legno di cedro, violetta, chiodi di garofano, cuoio, caffè.In bocca è fresco, tessitura tannica elegante ben contrapposta a nota calorica importante. Persistente.

UGA Vagliagli

Chianti Classico Gran Selezione Vigna di Sessina 2016 – Dievole
100% Sangiovese. Produzione media annua: 7000

L’UGA Vagliagli si trova nel comune di Castelnuovo Berardenga è tendenzialmente calda e precoce, anche se al suo interno ci sono svariate eccezioni. In questo caso le uve provengono dal settore Nord-Est, che si trova più in alto e differisce dal resto della UGA per la prevalenza di Macigno. Rubino lucente, al naso l‘impatto è molto mediterraneo con note di di erbe aromatiche, pino ,eucalipto, che si alternano ad un frutto sottile e delicato di ciliegia. Al palato è sia ricco e potente che severo e di grande verticalità.   

UGA San Casciano

Chianti Classico Gran Selezione Il Torriano 2019 – La Sala del Torriano
100% Sangiovese. Produzione media annua: 2000

La UGA di San Casciano è tra le più omogenee e uniformi, con un clima caldo, altitudini contenute e vendemmie precoci. Siamo nel settore Sud-Ovest, con pendenze importanti e suoli ricchi di depositi fluviali antichi. Rubino intenso. Fragranze di erbe aromatiche, amarene, viola e macchia mediterranea. Corpo pieno, tannini morbidi ed un finale di precisa forma e qualità di sorso.

UGA Gaiole

Chianti Classico Gran Selezione Vigna Gittori 2019 – Riecine
100% Sangiovese. Produzione media annua: 3233

Si ritorna a Gaiole, questa volta nel settore settentrionale, una delle zone più fresche dell’intera denominazione, con una grande variabilità altimetrica e geologica. Rubino scarico con riflessi violacei, ha un naso di grande eleganza, con un frutto delicato di ciliegia, lampone, terra e violette. Gusto sapido, caldo, ben bilanciato con un finale di grande persistenza e piacevolmente amarognolo.

UGA Panzano

Chianti Classico Gran Selezione Terrazze di San Leonino 2020 – Fontodi
100% Sangiovese. Produzione media annua: 5000

Si conclude con una UGA molto nota come quella di Panzano. In questo caso siamo a Ovest nella famosa “Conca d’oro”, il grand cru di Panzano.Rubino carico, olfatto con note di liquirizia e un frutto maturo di ciliegia e prugna. Si avvertono le note legate alla maturazione nel legno piccolo, e poi ancora sfumature di pepe e anice stellato. In bocca è caldo, con un tannino potente ma di tessitura fine e buona freschezza. Chiude lasciandolabocca piacevolmente asciutta.

 

 

Anni di esperienza, ricerca e passione nell’ambito dei vini in anfora; è con questo patrimonio che Merano WineFestival e Vinitaly lanciano la prima joint venture tra le due organizzazioni: l’idea di un evento dedicato alle giare in terracotta, che rappresenti le eccellenze a livello nazionale. Obiettivo, per entrambe, è il rilancio di una tecnica antica come una rivoluzione a sostegno della naturalità del prodotto e della sostenibilità, oltre a una sfida contro il cambiamento climatico.

 “Amphora Revolution” è il nuovo progetto nato dalla collaborazione tra Merano WineFestival e Vinitaly, prima joint venture tra le due organizzazioni. Un evento d’eccellenza non solo volto a riunire una selezione dei migliori vini in anfora a livello nazionale, ma a promuovere e valorizzare una vecchia tecnologia come innovazione; in risposta anche alle sfide della sostenibilità e del cambiamento climatico sempre più concreto. In programma a Verona venerdì 7 e sabato 8 giugno alle Gallerie Mercatali di Veronafiere, l’evento unirà produttori, enologi e opinion leader tra convention scientifica, simposio, tavole rotonde e masterclass. “Amphora Revolution” vuole infatti posizionarsi come prima referenza nazionale e internazionale grazie alla presenza di produttori in anfora provenienti da tutto il territorio italiano, insieme ad una serie di convegni e simposio tecnico – scientifici che avranno l’obiettivo di raccontare il fascino di queste tecniche enologiche “antiche”, ma incredibilmente attuali. 

«È una iniziativa che si inserisce nella linea del piano strategico di sviluppo di Veronafiere per il triennio 2024-2026 ed esplora nuovi ambiti b2b e b2c strettamente connessi al settore enologico che ha nel Vinitaly una piattaforma promozionale internazionale in grado di proporre il vino in tutte le sue declinazioni e le sue possibili proiezioni commerciali», evidenzia Maurizio Danese, amministratore delegato di Veronafiere.

«Le giare di terracotta ci riportano al futuroLa terracotta si trova nella terra e la terracotta la ritrovi come parte della vinificazione», sostiene Helmuth Köcher«L’uomo produce vino in anfora da almeno 8mila anni, come dimostrano gli scavi archeologici in Georgia. L’Italia ha un grande potenziale, c’è molta qualità e lo dico anche in base al confronto che ho avuto modo di fare negli ultimi quindici anni con i vini georgiani. Abbiamo voluto creare questo evento per valorizzare questa antica tradizione che oggi più che mai si rivela un’innovazione, una vera rivoluzione. Ecco perché ‘Amphora Revolution’: un patrimonio antico che può garantire la naturalità del prodotto, in sintonia con la sostenibilità ambientale e che può rappresentare una sfida contro i cambiamenti climatici».

ll vino fermentato, invecchiato e conservato in anfore di argilla, una pratica nata in Georgia 6.000-8.000 anni fa, sta vivendo una rinascita in tutto il mondo e offre oggi nuove opportunità alla viticoltura. Secondo i sostenitori, l’uso moderno di questa tecnica consente una lenta micro-ossigenazione, temperature controllate naturalmente, pura espressione del frutto e ammorbidimento dell’acidità – o, se cotta a temperatura molto elevata, conservazione dell’acidità. L’anfora, inoltre, offre un vantaggio ambientale e finanziario, con una durata di decenni se non secoli. 

In occasione di Vinitaly 2024, dal 14 al 17 aprile, il progetto verrà presentato ufficialmente attraverso una masterclass condotta da The WineHunter Helmuth Köcher che avrà l’obiettivo di raccontare in anteprima le eccellenze dei vini prodotti attraverso l’antica tecnica dell’utilizzo di giare in terracotta.

Più del 25% di espositori rispetto al 2023 alla terza edizione della fiera dedicata al vino buono, pulito e giusto 

Slow Wine Fair torna nel 2025, dal 23 al 25 febbraio a BolognaFiere. Per la prima volta in contemporanea con Sana

Slow Wine Fair 2024 chiude con 12 mila ingressi, il 70% dei quali operatori del settore che hanno potuto conoscere e degustare una selezione unica nel panorama fieristico legato al mondo del vino. Proposte che rispondevano ai requisiti richiesti dal Manifesto del vino buono, pulito e giusto e dalla commissione di assaggio italiana e internazionale di Slow Food. Migliaia gli appuntamenti professionali tra cantine e operatori del settore e tanti contatti informali con 200 buyer internazionali, selezionati anche grazie alla collaborazione di Italian Trade Agency (ICE) e del Ministero degli affari esteri e della cooperazione internazionale (MAECI), e alla piattaforma B2Match, che ha permesso ai professionisti di profilare in maniera dettagliata le aziende e le etichette corrispondenti ai loro interessi. Grande la partecipazione alle 16 Masterclass in programma, alle presentazioni in Casa Slow Food, agli incontri nella Demeter Arena e nello Spazio Reale Mutua, entrambi partner della manifestazione. Partecipate anche le degustazioni realizzate negli spazi istituzionali, tra i quali Regione Lazio – Arsial, Agenzia Laore Sardegna, Comune di Roma, Città Metropolitana di Reggio Calabria e Repubblica di San Marino. Senza dimenticare il forte legame con il territorio dell’Emilia-Romagna, consolidato dalla presenza di 71 produttori, oltre 40 dei quali dell’Enoteca regionale, e di numerosi appuntamenti che hanno avuto per protagoniste le referenze regionali.  Gianpiero Calzolari, Presidente di BolognaFiere: «Siamo molto soddisfatti di questa edizione di Slow Wine Fair. L’aumento di espositori, di visitatori professionali e di appassionati va di pari passo con l’aumento dei consumi di vino biologico e sostenibile nel canale Horeca in tutta Europa. Il prossimo anno la manifestazione sarà ulteriormente arricchita dalla presenza dell’agroalimentare di Sana (dal 23 al 25 febbraio 2025, in contemporanea con Slow Wine Fair), diventando così ancora più attrattiva per i buyer. BolognaFiere si consolida come punto di riferimento dell’enogastronomia di qualità e attenta ai territori». «Si conclude la terza edizione di Slow Wine Fair che voleva far discutere, ragionare e riflettere sull’importanza della fertilità del suolo nel contrasto alla crisi climatica e nella produzione di un vino buono, espressione del terroir – sottolinea Giancarlo Gariglio, coordinatore della Slow Wine Coalition e curatore della guida Slow Wine -. Ci riempie di orgoglio il fatto che i produttori, i consumatori e i professionisti che hanno riempito gli stand di BolognaFiere abbiano colto l’importanza del messaggio per un’agricoltura sostenibile, amica della salute e dell’ambiente. Per il futuro, non abbandoniamo questa tematica, ma vogliamo allargare gli orizzonti della manifestazione con nuovi spunti: in questi giorni abbiamo già maturato il tema della prossima edizione che si terrà dal 23 al 25 febbraio 2025, analizzando l’intera filiera del vino oltre l’aspetto agricolo e coinvolgendo tutte le professionalità che interagiscono con il mondo vitivinicolo». L’attenzione al suolo, al centro di questa edizione, è stato un tema approfondito anche dal racconto di viticoltrici e viticoltori che a Slow Wine Fair hanno condiviso con appassionati e professionisti le loro istanze legate al settore agricolo: non solo sfide e soluzioni sperimentate in vigna e in cantina, ma soprattutto la forza e l’entusiasmo di chi è consapevole e fiero di contribuire a rendere la viticoltura un modello di sostenibilità ambientale, culturale e sociale. «Il suolo è fondamentale, perché contiene i microelementi che danno personalità e unicità al prodotto finale. È fondamentale valorizzare i microterritori e le loro caratteristiche, che ci hanno permesso di distinguerci nel mondo – precisa Antonio Barraco dell’omonima azienda di Marsala, Sicilia -. Non dobbiamo rincorrere la quantità a ogni costo, perché ne usciremo sconfitti, ma cercare la qualità e la sostenibilità e lavorare per farci riconoscere la giusta remunerazione». Gli fa eco Edoardo Dottori, giovane produttore dell’areale dei Castelli di Jesi, Marche: «Fare un prodotto naturale senza uso di chimica richiede maggiore lavoro e maggiore conoscenza della terra e della vite: non si può improvvisare». «Produrre secondo metodi biologici è importante per seguire le inclinazioni del terreno. Ogni terra ha una sua vocazione per questo credo sia importante mettere al centro la peculiarità del suolo» conclude Marianna Annio di Agricole Pietraventosa, Puglia.  Dal Brasile arriva Naiana Argenta, dell’azienda Valparaiso, parte della Slow Wine Coalition, la rete che riunisce piccoli produttori di vino buono, pulito e giusto e che trovano a Bologna il luogo perfetto per confrontarsi: «Nel 2006 mio padre ha acquistato un’antica proprietà nella regione che produce il 90% del vino in Brasile. La zona è molto umida, quindi si propagano facilmente le malattie fungine. Ma mentre tutti le combattono con l’agrochimica, mio padre è stato tra i primi a introdurre la copertura delle vigne con metodi di prevenzione e biocontrollo. È difficile lavorare così, ma è grazie a occasioni di scambio come questa in cui entriamo in contatto con altri produttori che non ci sentiamo soli. Ci rendiamo conto di avere tutti gli stessi problemi, anche dall’altra parte del mondo».  Fabio Borgianni, importatore di vino in Norvegia per Lamarc Wines: «È la prima volta che partecipo a Slow Wine Fair ed è stata un’esperienza molto positiva. L’azienda che rappresento è presente in fiera con dieci produttori che lavorano con il canale Horeca, ma stiamo ampliando il nostro portafoglio. Sono venuto a Slow Wine Fair con l’obiettivo di trovare vini per il monopolio del mercato norvegese, l’azienda statale che decide quali vini immettere nei negozi, e la mia ricerca è stata proficua: ho instaurato circa un centinaio di contatti in tre giorni. Ho trovato la fiera molto interessante soprattutto sotto alcuni aspetti: il file rouge creato tra le cantine attraverso l’omogeneità degli spazi loro assegnati e della quantità di prodotti presentati da ciascuna azienda, poi l’ottima organizzazione degli ambienti e la qualità dell’aria nei padiglioni, un fattore non trascurabile nelle attività di degustazione. A Slow Wine Fair ho potuto incontrare e conoscere tantissime realtà di piccole e medie dimensioni che fanno prodotti di qualità e che senza questa fiera non avrebbero occasioni di visibilità e di business in Norvegia». Ripercorrendo l’offerta di questa terza edizione, la Slow Wine Fair ha accolto circa 1.000 cantine, oltre 300 in più rispetto all’edizione 2023, più di 500 delle quali certificate biologiche, biodinamiche o in conversione, provenienti da tutte le regioni italiane e da 27 Paesi. Oltre 170 gli espositori internazionali, tra i quali hanno debuttato cantine da Giappone, Australia, Sudafrica, Svezia e Messico. Oltre 5.000 le etichette del banco d’assaggio tra le quali il pubblico di appassionati, distributori, ristoratori, enotecari, sommelier e buyer ha potuto scegliere in questi tre giorni. Sempre più variegata la presenza della Fiera dell’Amaro d’Italia, con un’area dedicata, dove 23 produttori d’eccellenza selezionati da Amaroteca e dall’Associazione Nazionale Amaro d’Italia hanno esposto i propri amari. Tra le novità di questa edizione The Slow Bar, uno spazio di incontri e degustazioni dedicato al mondo degli spirits, valorizzati nei cocktail preparati dai bartender di Drink Factory utilizzando i soft drinks S. Bernardo.  Ci vediamo a BolognaFiere, dal 23 al 25 febbraio 2025! 
Ufficio stampa Slow Wine Fair 2024

Firenze, 26 febbraio 2024 – È stato presentato oggi nella Sala delle Esposizioni in Palazzo Strozzi Sacrati presso la Regione Toscana “Vitae, 10 anni di Eccellenze toscane”, evento organizzato da PromoFirenze, in collaborazione con AIS Toscana e con il patrocinio della Regione Toscana.
La premiazione, che si terrà nel pomeriggio di venerdì 1° marzo in Camera di Commercio di Firenze, sarà condotta da Simona Bellocci, giornalista di InToscana, prevede la consegna degli attestati alle aziende vitivinicole presenti per dieci anni consecutivi nella guida “Vitae” dell’Associazione Italiana Sommelier (AIS) con il massimo riconoscimento: le “Quattro Viti”.

Alla presentazione sono intervenuti la vice presidente e assessore all’Agricoltura della Regione Toscana, Stefania Saccardi; il segretario generale della Camera di Commercio di Firenze, Giuseppe Salvini; e il presidente di AIS Toscana, Cristiano Cini.

Sabato 2 e domenica 3 marzo, alla Stazione Leopolda, sarà la volta della 22ma edizione di “Eccellenza di Toscana”, degustazione dei migliori vini del Granducato, saranno presenti oltre 150 produttori di vino e olio e birra per oltre 800 etichette, è organizzata da AIS Toscana, con il patrocinio della Regione Toscana, di Vetrina Toscana con Promozione Toscana Turistica, della Città Metropolitana, del Comune di Firenze ed in collaborazione con Fondazione Sistema Toscana.

“Premieremo venerdì sera – ha detto la vicepresidente Stefania Saccardi – le 50 cantine che costantemente in questi dici anni sono state all’interno della guida con le “Quattro Viti”: ciò dimostra che la qualità e il valore della nostra regione che si estende dalla Maremma alla Lunigiana rappresentano una particolarità straordinaria della Toscana che ha cantine, dalle più grandi alla più piccola, che nel tempo hanno saputo mantenere un livello molto alto. La premiazione avviene nell’ambito di “Eccellenza di Toscana” che si svolge sabato e domenica 2 e 3 marzo alla Leopolda, 150 espositori con tante cantine che attraverso il prezioso lavoro di AIS, ha messo in campo più di 600 professionisti che conoscono in profondità la propria regione e ogni singola produzione vitivinicola di qualità, dall’azienda più rappresentativa alla più piccola cantina del territorio”. 

“Il vino è uno dei grandi ambasciatori della qualità toscana e motore di un’economia diretta e indiretta importante per la nostra regione e per Firenze – ha detto Giuseppe Salvini, segretario generale della Camera di commercio -. Il valore della produzione vitivinicola fiorentina è il 17% dei 2,5 miliardi di valore della produzione agricola toscana: una risorsa importante, da sviluppare e promuovere con cura”.

“AIS oggi rappresenta l’eccellenza nella formazione e nella comunicazione, con oltre 47.000 soci è di fatto il più grande consesso della sommellerie al mondo, ha affermato Cristiano Cini, presidente AIS Toscana. Siamo felici quanto orgogliosi di essere al fianco delle migliori aziende toscane e quest’anno tra le altre attività presenteremo la guida “Eccellenza di Toscana” e grazie alla collaborazione con la Regione Toscana e con la Camera di Commercio di Firenze la manifestazione si arricchirà di un’anteprima con un ulteriore momento celebrativo dedicato ai produttori “Vitae, 10 anni di Eccellenze toscane”, dalla prima edizione – conclude Cristiano Cini – sono stati degustati 15.000 vini, impiegati 650 sommelier degustatori, 100 redattori, 3800 ore di lavoro, tutto per raccontare ogni anno un numero di aziende tra 312 e 366”.

L’anteprima vuole essere un tributo alla qualità di quei vini alla cui base c’è, un progetto enologico che permette di mantenere alti gli standard nel tempo e mette in evidenza oltre alla qualità costante raggiunta dai produttori toscani, anche il fatto che è diffusa su tutto il territorio regionale si va dalla Rufina alla Maremma, da Bolgheri a Carmignano ed è trasversale anche rispetto alle dimensioni delle cantine, si va da produttori più blasonati e con grandi superficie vitate, alle piccole realtà con pochi ettari di vigna, dalla più antica azienda vitivinicola a quelle di ultima generazione. 

Ai produttori premiati, oltre all’attestato, sarà fatto omaggio da parte del Consorzio Vivaisti Toscani una barbatella di Sangiovese CC2000/1. “Le piante sono la sintesi dell’impegno delle varie aziende vivaistiche toscane che sono alla base dell’intera filiera vitivinicola regionale, afferma il Presidente del CTV Marco Mori, Le piante che vi offriamo sono simbolo delle migliori selezioni clonali frutto della ricerca pubblica e privata toscana, dell’impegno nella loro custodia (TOSCOVIT), dell’attività artigianale dei vari vivaisti che offrono servizi di valore come le simbiosi micorriziche che troverete in questo vaso. L’Amministrazione regionale ha compreso quanto sia importante partire col piede giusto e con la necessaria competenza offrendo servizi e contributi per lo sviluppo e la salvaguardia dell’intero settore vivaistico regionale e dell’intera filiera vitivinicola ad esso collegata.”