Benvenuto Brunello 2003

Quale è il migliore? questa è la domanda che spesso mi veniva fatta.Ma la domanda giusta doveva essere ” Quale salveresti? ” Infatti l’assaggio dei vari Brunello 2003 è stato deludente.I profumi e i sapori del grande Brunello sono assenti nella maggior parte di questi vini.Alcuni sono talmente maturi, anzi direi stramaturi che odorano di cotto, altri presentano dei tannini verdi che non matureranno mai . Alcune aziende hanno tentato di ringiovanire il prodotto aggiungendo del vino più giovane, il risultato è abbastanza sgradevole perch emergono dei sentori di frutta fresca accanto a quelli  di confettura e sottobosco caratteristici dei vini maturi, al gusto presentano una buona morbidezza iniziale ma che velocemente lascia il posto ad una sensazione alcolica e  acido-tannica piuttosto sgradevole.Finale decisamente amaro.Quindi anche il Brunello paga quell’annata calda, torrida, tropicale del 2003. Per me i Bruello 2003 da salvare sono quelli prodotti da La Poderina, Lisini, Mastrojanni, Poggio antico,  Siro Pacenti, Tenute Silvio Nardi, Talenti.Decisamente migliore è stato l’assaggio del Rosso di Montalcino 2006 e 2005, vini decisamente fruttati e freschi, molto piacevoli.

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L’ambiente

Oggi è il blog action day ed è dedicato all’ambiente, anche io ho deciso di partecipare visto che l’ambiente è da sempre legato alla qualità  del vino. Infatti la differenza di terreno, di microclima, di esposizione e di andamento climatico stagionale portano ad ottenere vini diversi per qualità , profumi e sapori. Da molto tempo ormai si parla di effetto serra e di cambiamenti climatici: il progressivo riscaldamento della terra è diventato un fatto innegabile e non viene più messsa in discussione che la sua causa principale sia da attribuire alle attività  umane. In questo contesto ci si interroga sul futuro della produzione vinicola essendo la qualità  del vino strettamente legata al territorio che lo produce e al clima che lo caratterizza. Uno studio realizzato nel 2006 dall’università  di Firenze all’interno di un progetto di ricerca portato avanti da 16 enti di ricerca di paesi europei e extra europei dal titolo ” Climate change and agricolture in Europe” prospetta l’eventualità  che nel giro di un secolo, il Brunello di Montalcino, il Chianti Classico e il Nobile di Montepulciano potrebbero diventare dei vini estinti, dato che le condizioni climatiche che oggi caratterizzano quelle zone di produzione non sussisteranno più a quella latitudine, ma si sposteranno più a nord. Da questa ricerca amergono anche due parametri molto importanti: l’aumento del tasso atmosferico di CO2 e l’aumento globale della temperatura. Con questo scenario ci si aspettta una modifica notevole delle areee di coltivazione con una generale espansione verso nord e di questo soffriranno soprattutto i prodotti tipici e tradizionali, la cui immagine è fortemente legata all’area di origine come per esempio i vini D.O.C. e D.O.C.G. Non solo ma questi cambiamenti climatici oltre a portare i suoi effetti sul ciclo di maturazione delle piante, porta anche un cambiamento sulla gestione delle acque e sulla sicurezza del territorio. I canbiamenti climatici in corso si manifestano infattti anche con la più elevata frequenza di eventi estremi con sfasamenti stagionali, precipitazioni brevi e intense, un maggior rischio per le gelate tardive, l’aumento di incidenza di infezioni fungine e dello sviluppo di insetti come le cavallette e la riduzione delle risrve idriche. Una situazione che fa aumentare il rischio della desertificazione. Di fronte a questi allarmi io credo che si debba intervenire, e visto che questi cambiamenti climatici sono legati al nostro stile di vita, dovremo iniziare a cambiarlo e ad utilizzare meglio quello che la natura ci mette a disposizione.

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Le guide

Ci risiamo, come di consueto in ottobre escono in libreria le guide dei vini, vengono assegnati i vari grappoli, i soli, i bicchieri ecc…Ogni guida avrà  dei vini premiati che non si trovano in nesssuna delle altre, ogni guida darà  risalto ai vini di una regione piuttosto che ad un’altra. Come sempre i vari giornalisti criticheranno le scelte fatte dalle singole guide. A proposito la tendenza di quest’anno è quella di valorizzare i vini meno conosciuti e con un buon rapporto qualità -prezzo. Ma servono davvero tutte queste guide?

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I condizionamenti del consumatore

Spesso il consumatore si lascia condizionare dall’aspetto estetico della bottiglia e non dal contenuto. Per studiare l’influenza del tipo di chiusura sulla qualità  del vino secondo come essa viene percepita dal consumatore, sono stati condotti degli esperimenti su vini commerciali ottenuti da uve Chardonnay e Merlot. I vini sono stati proposti due volte agli stessi consumatori: la prima volta senza che essi conoscessero il tipo di chiusura della bottiglia, la seconda mostrando loro la chiusura. Il risultato finale a confermato che i vini chiusi con tappo di sughero sono  stati giudicati più gradevoli e di qualità  rispetto agli stessi vini chiusi però con tappo sintetico o con tappo a vite. 

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Poggio ai Chiari

Interessante degustazione in verticale del vino Poggio ai Chiari, ottenuto da uve Sangiovese con una piccola aggiunta di Canaiolo,  prodotto dall’azienda agricola Colle di Santa Mustiola. Il proprietario, Fabio Cenni è una persona di altri tempi, schietto, trasparente, pacato, ma soprattutto una persona che non accetta compromessi di qualsiasigenere. Dal 1990 si è dedicato a tempo pieno nell’attività  di vignaiolo, riproducendo le piante migliori di Sangiovese e Colorino che erano presenti nei vecchi vigneti, credendo fermamente nella formula: ottima uva-ottimo vino. Le rese sono bassissime, l’uva viene raccolta a maturazione molto avanzata, i grappoli sono accuratamente scelti, le fermentazioni sono naturali con macerazioni lunghe e l’affinamento avviene in piccoli legni nuovi. L’azienda che si trova a Chiusi  produce solo questo vino e le bottiglie ogni anno sono circa ventimila. Il primo vino prodotto è stato nel 1992 e inizia proprio da qui la mia piacevole verticale.

1992 – Colore rosso aranciato, l’impatto olfattivo è intenso, franco e complesso, si riconoscono sentori di fieno secco, prugna secca, viola e note balsamiche di menta. Corpo di media struttura, sufficiente la sua persistenza con retrogusto di viola e minerale. Nel complesso vino piacevole anche se in fase discendente.

1993 – Rosso granato intenso con leggera sfumatura aranciata. Elegante e potente all’olfatto con sentori di cuoio, fieno secco e pepe. Al gusto presenta un tannino piacevole, inizialmente vellutato che termina un pò asciutto. Lunga la sua persistenza aromatica.

1994 – Rosso granato intenso, al naso regala nette sensazioni di cuoio, viola e menta. Al gusto sfoggia il suo equilibrio tra l’alcool e la freschezza degli acidià con un tannino ancora ben presente. Robusto, morbido e persistente.

1995 – Rosso aranciato molto evoluto. Al naso note di sottobosco, cuoio, prugna e balsamiche. Al gusto è ricco, sapido, minerale e avvolgente. Bel retrogusto di viola e prugna.

1996 – Rosso aranciato chiaro, si apre al naso con sentori vegetali, di cuoio, ciliegia, pepe nero  e terra bagnata. Al palato c’è un alcool abbastanza dominante e un tannino che tende ad asciugare nel finale. Persistenza non eccessiva, il vino risente dell’annata che non ha fatto maturare bene le uve.

1997 – Alla vista presenta un profondo rosso granato. Al naso nette sensazioni di tabacco, viola, ciliegia, pepe, fieno. Al palato presenta una bella struttura e un ottimo bilanciamento in tutti i suoi elementi. Notevole il retrogusto per spessore e potenza.

1998 – Colore rosso granato con sfumature mattonate. Piacevole e complesso al naso con sentori speziati, fruttati e floreali. Si riconoscono odori di pepe, noce moscata, liquirizia, ciliegia, prugna, viola. In bocca alcool e freschezza sono ben dosate e in equilibrio, il tannino è vellutato. Buona la persistenza. 

1999 – Vino dal bel colore rosso granato, all’olfatto evidenzia note fruttate che richiamano la confettura di ciliege, poi vaniglia, menta e viola mammola. Al gusto si presenta con una struttura media, morbido e con una piacevole sapidità . Buona la persistenza.

2000 – Appare di un bel colore rosso rubino con bordo granato. Naso intenso e complesso dai toni di cuoio, ciliegia, lampone, prugna, di viola, pepe e vaniglia. In bocca è caldo, con un buon equilibrio e tannino vellutato. Lunga e piacevole  la persistenza con un retrogusto di viola.

2001 – Rosso rubino luminoso, esprime intensi profumi speziati, fruttati e floreali. Si riconoscono odori di ciliegia, fragola, lampone, viola, vaniglia, pepe e liquirizia. In bocca la potenza alcolica è smussata da una vena fresca altrettanto importante. I tannini sono ancora aggressivi. Bel corpo e buona mineralità . Vino giovane che deve ancora migliorare.

2002 – Colore rosso rubino scarico. All’olfatto regala profumi di ciliegia, viola e spezie. Il corpo è medio e un po’ sfuggevole. Non particolarmente lunga la persistenza aromatica. Il vino risente dell’ annata scadente.

2003 – Rosso rubino intenso. Olfatto intenso e molto articolato con sentori fruttati, speziati e floreali. Si riconosce la ciliegia, la prugna, la vaniglia, il pepe e il cuoio. Al gusto è già  molto equilibrato e mette in evidenza una piacevole sapidità . Ottima la persistenza aromatica. Il vino è ancora giovane e quindi può ulteriormente migliorare.

Vini liquorosi

Durante l’assemblea dell’O.I.V. che si è tenuta a Budapest lo scorso 15 Giugno è stata resa nota la nuova definizione di vino liquoroso, dove si prevede di poter aggiungere solo alcool di origine vitivinicola.

Questa è la nuova definizione:

” Il vino liquoroso è il prodotto che possiede un titolo alcolometrico effettivo superiore o uguale a 15% in volume e inferiore o uguale a 22% vol. Tuttavia uno Stato può, per il proprio mercato interno, applicare un titolo alcolometrico effettivo massimo superiore a 22% ma comunque inferiore a 24%. Il vino liquoroso è ottenuto a partire dal mosto d’uva ( compresi i mosti d’uva parzialmente fermentati ) e/o di vino al quale/ai quali vengono aggiunti, singolarmente o in miscela, distillati, acquaviti o alcool di origine vitivinicola. Si possono aggiungere uno o più dei seguenti prodotti: mosto concentrato o caramellato di uve, uve fresche stramature o resinate, mistelle, caramello. Tuttavia uno Stato può ammettere, per il suo mercato interno, l’utilizzo di alcool di origine agricola se questa utilizzazione è già  autorizzata nella regolamentazione di questo Stato alla data di adozione della presente, per un periodo limitato nel tempo”.

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