Verso la scoperta delle molecole che creano le emozioni nei vini

Tristezza, paura, rabbia, serenità/gioia, sorpresa, disgusto: quali vini danno quali emozioni? Ed è possibile fare delle correlazioni tra queste e i caratteri sensoriali? E con le molecole presenti? Le neuroscienze, attraverso la misurazione strumentale, confermano quanto emerge dai test chimici e sensoriali? 

Per rispondere a queste domande nel 2022 l’International Academy of Sensory Analysis ha riunito un team scientifico al quale partecipano esperti di sette università (Pisa, Brescia, Cattolica, Pavia, Udine, Torino e della Tuscia) e due istituti di ricerca (Cnr e Centro Studi Assaggiatori) che hanno messo a punto un protocollo di prova e hanno cominciato a eseguire test su diversi vini provenienti da regioni differenti. Ovviamente quelli che prevedevano l’intervento umano erano svolti senza che gli attori avessero la benché minima informazione sul brand o sulla denominazione.

I primi risultati, resi noti solo in questi giorni sono sorprendenti.

La risposta emotiva è rilevabile sia mediante il test sensoriale, sia attraverso l’encefalogramma, il cardiogramma e la trasmittanza cutanea, ma non solo: esiste un chiaro legame tra familiarità e piacevolezza rispetto a un dato stimolo. Quest’ultima dimensione è stata studiata attraverso la valutazione “implicita” dell’attività del sistema nervoso autonomo. Inoltre, il valore edonico attribuito a un determinato vino determina di fatto la positività o la negatività dell’emozione espressa.

Andando più nel dettaglio le emozioni positive hanno una correlazione diretta soprattutto con la percezione sferica, la struttura, il floreale, il fruttato e lo speziato, seppure in misura diversa.

Una certa conferma viene dall’analisi dei composti volatili che mette in evidenza come gioia/felicità siano soprattutto associate a molecole terpeniche (floreali/balsamiche) e a esteri etilici (fruttati) mentre rabbia e tristezza ad analiti che vengono percepiti come difetti.

Le indagini naturalmente proseguiranno sia per confermare quanto rilevato, sia per approfondirlo.

Organizzata  dalla camera di commercio si è svolta lo scorso 5 Giugno  la manifestazione Terre di Pisa / Terre di vino,   una giornata di presentazione e degustazione di  circa quaranta  aziende produttrici di vino provenienti da tutto il territorio provinciale. Il territorio è molto vasto e comprende zone già conosciute come Montescudaio, Riparbella o San Miniato e altre che da poco si sono affacciate alla produzione di vino di qualità come ad esempio il Volterrano, zone diverse per suolo,  esposizione e clima. Anche qui come del resto in tutta la Toscana il vitigno principale è il Sangiovese per i rossi e il trebbiano e il Vermentino per i bianchi che ormai sono affiancati da alcuni vitigni internazionali come il Syrah, il Merlot o il Cabernet con risultati molto interessanti. Tra i vini da me assaggiati quelli che più mi hanno impressionato sono: il Gioya e Mania dell’azienda Poggio Nicchiaia, il Principe Guerriero- Pagani de Marchi, Gli Spumanti di Capelli, il Ribellante – Pakravan-Papi, Sezzana e Sassontino – Casanova della Spinetta, Sopra Petit Verdot- Colline di Sopra, Svevo- Tenuta di Cusignano.

lucno_no_anno_okUn vino semplice che si lascia bere con facilità. Prodotto con vitigno Piedirosso vinificato in purezza, coltivato su terreni di origine vulcanica  seguendo il metodo della Biodinamica , nasce  così questo vino particolare, affinato in anfore di terracotta per mantenere la fragranza del frutto. Vengono utilizzati lieviti indigeni e il vino non subisce né filtrazione né chiarificazione per mantenere il massimo della naturalità. Alla degustazione presenta un colore rosso rubino di media intensità, profumo semplice, fruttato con sentori che ricordano la ciliegia, l’amarena. Al gusto presenta un buon equilibrio, con tannino non aggressivo e giusta corrispondenza gusto-olfattiva.

imagesSi sente spesso dire che nella degustazione del vino le donne hanno una sensibilità olfattiva superiore rispetto agli uomini, ma nessuno era riuscito a spiegare il motivo di questa spiccata capacità.Ora uno studio effettuato dall’università federale di Rio de Janeiro ne spiega il motivo. Grazie ad una nuova tecnica del frazionamento isotropico, uno strumento che conta con precisione le cellule, i ricercatori hanno scoperto che le donne possiedono un numero maggiore di neuroni all’interno del bulbo olfattorio, la centrale recettiva delle informazioni sugli odori nel cervello.

 

Il profumo del vino è il risultato di centinaia di diversi composti aromatici che creano una intricata relazione tra gusto, aroma e sapore. Queste molecole odorose si liberano dal vino in tempi diversi e dalle sperimentazioni condotte è emerso che più complesso è il vino, minori sono le differenze di durata tra i vari aromi rolevabili. In particolare è emerso che la prima percezione a scomparire è quella delle sfumature fruttate.aromi_nel_vino Questo è il risultato che ha scoperto un nuovo studio condotto da Carolyn Ross della Washington State University che ha valutato i tempi di dissolvenza e durata nel palato di differenti composti  del vino, dai vegetali ai floreali, dai legnosi ai fruttati.

Le sensazioni che percepiamo in un vino sono molte ma non tutte vengono percepite dai  nostri sensi, per esempio i sentori legati all’affinamento in legno vengono percepiti dal nervo trigemino               ( responsabile anche della percezione della temperatura e del dolore).                                                                                                                                                            A scoprirlo sono stati un gruppo di scenziati della Ruhr-Universitata Bochum ( Germania ) guidato da Hanns Hatt, che himmagine 7a pubblicato un nuovo studio sulla rivista Chemical Senses.

Ma come sono arrivati a questa conclusione?                                         Hanno dimostrato che pazienti con nervi del gusto danneggiati e incapaci di far sentire i cinque sapori di base ( Dolce, salato, acido, Amaro e Umami ) riuscivano ancora a percepire il sentore tipico dei vini invecchiati in botte sulle loro lingue.

Invece , nel caso in cui il nervo trigemino venga danneggiato, come è stato ricreato su cellule di topi in coltura, il sentore del legno non veniva percepito.