Il Consorzio Vino Chianti Classico festeggia insieme alla città di Firenze i suoi primi 100 anni. Cento anni fa dopo la sua costituzione a Radda in Chianti, il Consorzio Chianti Classico stabilì i suoi uffici nello storico palazzo Uguccioni in piazza della Signoria, a Firenze. Oggi, in un’occasione eccezionale, la sede storica del Consorzio riprende i suoi antichi panni, per condividere con tutta la cittadinanza cosa è oggi il vino Chianti Classico.

Il programma

Sono 9 appuntamenti che animano il fine settimana del 10-12 maggio, presentando i volti più attuali della denominazione, tra cui: 5 incontri con altrettanti chef stellati di Firenze, che presenteranno alcune delle loro creazioni in abbinamento al vino del Gallo Nero insieme a Leonardo Romanelli; 1 abbinamento musicale tra grandi pezzi della storia del rock e annate di Chianti Classico, con la conduzione di Filippo Bartolotta; infine largo ai giovani, con 2 momenti dedicati ai Giovani Galli Neri, cioè a quei produttori under 40 che oggi raccolgono il testimone delle generazioni precedenti e si proiettano verso il futuro, con la moderazione di Simon Staffler.

Venerdì 10 maggio 2024

Ore 18:30 – 19:30 Vito Mollica per i 100 del Gallo Nero

Degustazioni di Chianti Classico in abbinamento ai piatti della Stella Michelin Vito Mollica (Ristorante Atto, Firenze), con la conduzione di Leonardo Romanelli.

Sabato 11 maggio 2024

11:30 – 12:30 Ariel Hagen per i 100 del Gallo Nero. Degustazioni di Chianti Classico in abbinamento ai piatti della Stella Michelin Ariel Hagen (Ristorante Saporium, Firenze). Conduce Leonardo Romanelli.

15 – 16:30 Giovani Galli Neri: 6 produttori di Chianti Classico nati dopo il 1984 incontrano i loro coetanei in un incontro-degustazione moderato da Simone Staffler (Falstaff).

17 – 18 Rocco de Santis per i 100 del Gallo Nero. Degustazioni di Chianti Classico in abbinamento ai piatti del due Stella Michelin Rocco De Santis (Ristorante Santa Elisabetta, Firenze). Conduce Leonardo Romanelli.

18:30 – 19:30 Back in Black… Rooster! Degustazione rock: Dodici Chianti Classico dagli anni ’60 a oggi ripercorrono la storia del rock. Conduce Filippo Bartolotta.

Domenica 12 maggio

11:30 – 12:30 Claudio Mengoni per i 100 del Gallo Nero. Degustazioni di Chianti Classico in abbinamento ai piatti della Stella Michelin Claudio Mengoni (Ristorante Borgo San Jacopo, Firenze). Conduce Leonardo Romanelli.

15 – 16:30 Giovani Galli Neri: 6 produttori di Chianti Classico nati dopo il 1984 incontrano i loro coetanei in un incontro-degustazione moderato da Simone Staffler (Falstaff).

17 – 18 Chianti Classico Century. Assaggio di 6 vini nel corso di un racconto tra teatro e musica degli ultimi 100 anni del Consorzio e del mondo, insieme a Leonardo Romanelli e a Dimitri Frosali.

18:30 – 19:30 Niccolò Palumbo per i 100 del Gallo Nero. Degustazioni di Chianti Classico in abbinamento ai piatti della Stella Michelin Niccolò Palumbo (Ristorante Paca, Prato). Conduce Leonardo Romanelli.

Per informazioni :www.chianticlassico.com

In attesa dell’edizione di quest’anno delle Giornate del Pinot Nero in calendario da venerdì 10 a Lunedì 13 Maggio, il Concorso ha già i suoi risultati. Una giuria composta da enologi, sommelier e giornalisti ha decretato i cinque migliori Pinot Nero d’Italia dell’annata 2021. I vincitori sono:

1° posto:          Pinot Nero Ludwig di Elena Walch
2° posto:         
Pinot Noir Riserva Vom Lehm della Tenuta Rohregger
3° posto:        
Pinot Noir Arthur Rainer della Tenuta Seeperle a pari merito con
                        Pinot Noir Riserva Linticlarus di Tiefenbrunner
5° posto:         
Pinot Nero DeSilva Private Reserve di Tenuta Peter Sölva

La finale è stata raggiunta anche dai seguenti produttori: Castelfeder, Pfitscher, St. Quirinus, Cantina Kurtatsch, Cantina Girlan, Cantina Tramin, Erste+Neue, Castel Sallegg, Rametz, Tenuta Volpare, Cantina Kaltern, Cantina Bozen, Colterenzio, Cantina Merano, Vivallis, Castello di Spessa, Salurnis, Maso Poli, Tenuta Kollerhof, Tenuta Stroblhof, Himmelreich

Oltre ai cinque migliori vini dell’anno, la giuria ha premiato anche i migliori rappresentanti delle rispettive regioni vinicole:

  • Valle d’Aosta – Grosjean Vins
  • Friuli Venezia Giulia – Castello di Spessa
  • Lombardia – Conte Vistarino
  • Piemonte – Bricco Maiolica
  • Toscana Fattoria San Felo
  • Trentino – Tenuta Volpare
  • Umbria Az. Ag. Poggio Petroso
  • Veneto – Borgo Stajnbech
  • Alto Adige – Elena Walch

Le Giornate Altoatesine del Pinot Nero attirano ogni anno centinaia tra produttori, enologi, appassionati di vino e giornalisti specializzati: le location che ospitano la rassegna, Egna e Montagna, sono considerati centri d’eccellenza della produzione del Pinot Nero dell’Alto Adige e rappresentano pertanto il palcoscenico ideale per presentarlo e metterlo a confronto con altre etichette italiane ed internazionali.
Quest’anno al concorso hanno partecipato oltre 100 etichette da 9 regioni vinicole italiane e in occasione della degustazione aperta al pubblico (presso l’antico ostello medievale di Laghetti) sarà possibile assaggiarle tutte.

Un ricco programma

Oltre alle degustazioni aperte al pubblico, nella giornata di sabato 11 maggio, presso la Sala della Cultura “J. Fischer” di Montagna è prevista una prima masterclass dedicata ai “Pinot neri d’Italia”. Il pomeriggio dello stesso giorno si terrà una degustazione verticale del Pinot Nero Ludwig di Elena Walch. Nel corso del weekend saranno inoltre proposte escursioni guidate “Pinot Noir Experience” nei paesi vinicoli di Gleno e Mazzon e nei loro dintorni.

Per partecipare agli eventi in programma è necessaria l’iscrizione onlinewww.blauburgunder.it.

Non di rado il vino definito comunemente e impropriamente – secondo gli autori – rosato viene considerato di seconda fascia rispetto alle tipologie bianco e rosso. Non sempre, però, è stato così. A raccontarci il ruolo da protagonista che questo vino ha avuto soprattutto in passato provvedono ora GiuliaLuigi Cataldi Madonna – ultime generazioni di viticoltori nella storica azienda di famiglia impiantata in agro di Ofena (AQ)

Il volume, oltre all’obiettivo divulgativo, si pone come momento di riflessione per condividere l’idea degli autori di individuare nella denominazione ‘rosa’ – invece del ‘rosato’ o del ‘rosé’ – una nuova opportunità per il settore, valorizzando tutte le espressioni territoriali della produzione rosa italiana.

Attraverso una raffinata analisi storica, artistica, linguistica e culturale, le pagine del volume raccontano quindi di come, fin dalle sue origini, il vino (da uve rosse) nasca in realtà rosa. Secolo dopo secolo ne viene narrata l’evoluzione, spesso vittima di una confusione terminologica e di una reputazione poco consona alla sua reale qualità. Il riaffermarsi del vino rosa come progenitore del vino rosso si delinea attraverso un’analisi approfondita di contributi illustri (anche artistici) e tecniche di vinificazione, fino ad arrivare al risorgimento qualitativo e culturale dei nostri giorni, promosso soprattutto dai francesi. 

Montefalco. Museo Sagrantino

Dopo un accurato lavoro di recupero architettonico e allestimento è stato inaugurato, sabato 20 aprile, il Museo del Sagrantino all’interno del Complesso museale di San Francesco di Montefalco.

La visita al Museo del Sagrantino è un’esperienza visiva e sensoriale. Temi chiave del nuovo museo sono: vitigno, vino, territorio, tradizione, cultura. La visita parte dalle antiche cantine francescane, già allestite con oggetti della tradizione contadina locale grazie alla collaborazione del prof. Luigi Gambacurta e di Giulia Rotoloni, fino ai giorni d’oggi.

Prosegue con la scoperta di questa storica tradizione vitivinicola fra vigneti e piccoli borghi del territorio, già magnificamente raccontata da Benozzo Gozzoli nel 1452 nei suoi affreschi che illuminano proprio l’abside della chiesa di san Francesco, oggi un raro gioiello di ciclo pittorico rinascimentale e vero documento storico sul paesaggio agrario e la città di Montefalco.

Nel percorso sono esposti materiali del XVIII e XIX secolo legati alla lavorazione delle uve e alla produzione in cantina, insieme con documenti, fotografie multimediali e video illustrativi. Il Museo del Sagrantino diventa così porta di accesso alla scoperta del territorio.

Pochi vini, in Umbria, riescono a rappresentare il concetto di terroir come il Montefalco Sagrantino, varietà autoctona della zona. Il Museo rafforza il rapporto identitario di questo vitigno con il territorio de “La Strada del Sagrantino” e diventa un’esperienza profondamente rappresentativa per dare un valore aggiunto all’attività di promozione per tutto il sistema socio-economico del Consorzio Tutela Vini Montefalco.

Non solo Sagrantino, però

In queste terre nasce anche il Montefalco Rosso DOC, il Montefalco Grechetto DOC e il Trebbiano Spoletino DOC Montefalco, che oggi è uno dei bicchieri più richiesti del panorama enologico nazionale. Sono vini che restano nel cuore, perché racchiudono amore, dedizione, intelligenza e caparbietà.

Nel museo prende vita un paesaggio tattile, mai uguale, che nei secoli ha fatto da sfondo alle pitture di Benozzo Gozzoli, del Perugino e di Pinturicchio. È una manciata di chilometri traboccanti di bellezza, da scoprire passo dopo passo tra Montefalco, Bevagna, Gualdo Cattaneo, Castel Ritaldi e Giano dell’Umbria.

Il Museo del Sagrantino abbina impresa, cultura e territorio, per “assaporare” la natura più autentica di questa terra.

Per informazioni: tel. 0742 379598 – museomontefalco@gmail.com – www.museomontefalco.it

l miglior vino rosa al mondo del 2024 è italiano. Il Concours Mondial de Bruxelles ha decretato come miglior vino rosa tra 1205 vini in concorso una DOC veneta: il Bardolino Chiaretto Classico. A produrre questo vino da uve Corvina Veronese 80% e Rondinella 20% è la cantina Vigneti Villabella.

Sono stati 55 i degustatori internazionali, tra cui giornalisti, enologi, buyer e formatori di 23 nazionalità diverse provenienti dal mondo intero, che hanno assegnato medaglie d’Argento, d’Oro e Gran Medaglia d’Oro a vini provenienti da 32 paesi.Il premio per il miglior vino  in assoluto al Concours Mondial de Bruxelles si chiama Trofeo Vinolok Rivelazione Internazionale ed è quello che ha ricevuto l’etichetta Villa Cordevigo Gaudenzia 2019 della cantina veneta Vigneti Villabella. I premi più importanti, subito dopo questo, sono le Gran Medaglie d’Oro che sono state assegnate, oltre che a Villa Cordevigo Gaudenzia 2019, anche a Sangro Rosato 2023 della Cantina Frentana e l’Anfora Chiaretto Classico Rosato 2022 di Zeni.

L’Italia si è confermata leader nella produzione di grandi vini rosa con ben 76 vini premiati. Il 32% dei vini italiani iscritti ha ottenuto un riconoscimento.

Queste le regioni con il maggior numero di medaglie; Puglia 26, Veneto 16, Abruzzo 8, Sicilia 5, Sardegna 4, Calabria 3, Toscana 2, Lombardia 3, Lazio 2, Campania 2, Friuli-Venezia Giulia 2, Emilia – Romagna 1.

I 36 vini italiani “Medaglia d’Oro” a Bruxelles :


Torre Mora Scalunera Rosato 2023 – Tenute Piccini
Five Roses Anniversario Rosato 2023 – Leone De Castris
Five Roses Rosato 2023 – Leone De Castris
Susumaniello Rosè Varvaglione 2023 – Varvaglione Vini & Vini
San Greg Rosato 2023 – Feudi di San Gregorio
Rosato Negroamaro 2023 – Azienda Vinicola Cantele
Otello Ceci 1813 Rose – Cantine Ceci
Fantini Calalenta Merlot 2023 – Fantini Group Vini
Fantini Ballaturi Rosato 2023 – Fantini Group Vini
Villabella Heaven Scent 2021 – Vigneti Villabella
Villa Cordevigo Biologico 2022 – Vigneti Villabella
Villabella Rosato 2023 – Vigneti Villabella
Rosa Bruna Rosato di Raboso Metodo Classico 2013 – Cecchetto Giorgio
Fuorilemura Nero di Troia Rosè 2023 – Cantina di Ruvo di Puglia
Neia Nero di Troia Rosè 2023 – Cantina di Ruvo di Puglia
Chiaretto di Bardolino Classico 2023 – Le Morette Valerio Zenato
Frappo Rosato 2023 – Caruso & Minini
Bulgarini Chiaretto 2023 – Bulgarini Fausto
Antonè Demi-Sec 2023 – Le Conche di Sposato Vincenzo
Valtenesi Fontanamora Rosato 2023 – Azienda Agricola Turina
Kimia Susumaniello Susumaniello Rosato 2023 – Tenuta Chiaromonte
Amai Susumaniello Rosé Salento Igp 2023 – San Marzano Vini
Susumaniello Rosè Feudi Salentini 2023 – Feudi Salentini
I-Khos 2023 – Agricola Bingiateris
Aragosta Rosè 2023 – Cantina Santa Maria La Palma
Pro’ Spumante Rosato Treviso 2022 – Azienda Agricola Tomasella Paolo & C.
Vinosophia Rosato 2023 – Chiusa Grande di Franco d’Eusanio
Vigne Alte Rosato 2023 – Cantina Fratelli Zeni
Costa del Mulino Rosato 2023 – Cantina Frentana
Ninù Rosato 2023 – Agricola Jessyflor
Sapientes 2023 – Villa Alta Mezzanello
Colombaio Rosato 2023 – Conte Spagnoletti Zeuli
Valetti Luigi 2023 – Azienda Vinicola Valetti Luigi
Violette Rosè Extra Dry – Azienda Agricola Conte Collalto
Etna Rosato Sensi 2023 – Barone di Miceli Società Agricola
Joy Prosecco Rosé Brut 2023 – Azienda Forchir di Bianchini

Tutti i risultati sono disponibili qui:https://results.concoursmondial.com/it/risultati/2024

Un nuovo studio sulla risposta cerebrale alla degustazione del vino ha rilevato che la formazione dei sommelier non si limita a perfezionare il palato, ma rimodella il cervello stesso.

Lo studio, intitolato “Sniffing out meaning: Chemosensory and semantic neural network changes in sommeliers”, ha esaminato se la risposta cerebrale alla degustazione del vino differisce tra sommelier e non esperti.

I ricercatori volevano capire se i sommelier fossero più avanzati non solo nel cogliere le sottili differenze tra i vini, ma anche se fossero in grado di tradurle meglio in complesse descrizioni verbali. Hanno osservato differenze strutturali nel cervello tra i sommelier e i bevitori occasionali di vino.

La degustazione del vino è un processo complesso che integra le modalità sensoriali del gusto, dell’olfatto e della somatosensazione orale con il linguaggio e la memoria. Durante questo processo, il degustatore esperto utilizza il gergo tipico per formare una narrazione che descriva l’aroma, il sapore e la struttura di un vino. Aromi e sapori del vino forniscono ricche informazioni che possono essere vissute in modi diversi da esperti di vino (per esempio i sommelier) e non esperti. Sommelier esperti possono estrarre informazioni sull’origine del vino, uva (varietale), produttore, età, tipo di terreno, acidità, tannini e così via, e anche esprimere la gamma di sapori e aromi che caratterizzano un dato vino.

Il processo di descrizione e trasmissione accurata delle informazioni sul vino è essenziale per la professione poiché molti sommelier interagiscono direttamente con gli avventori dei ristoranti e i rivenditori per consigliare i vini.

Gusto, olfatto e sapore forniscono informazioni percettive molto ricche che, insieme alla narrativa semantica per descriverli, sembrano essere elaborate in modo diverso tra sommelier e consumatori di vino non esperti.

Combinando immagini neurali pesate in diffusione e fMRI (attivazione e connettività) ricercatori spagnoli hanno studiato se e come la risposta del cervello alla degustazione del vino differisce tra sommelier e non esperti nei circuiti neurali sensoriali che rappresentano il sapore e/o nei circuiti neurali per il linguaggio e la memoria.

Sono state trovate differenze funzionali tra sommelier e consumatori ingenui che influenzano il circuito sensoriale del gusto, ma anche regioni coinvolte nelle operazioni semantiche. Il primo riflette la capacità di elaborazione sensoriale differenziale, mentre il secondo riflette la capacità dei sommelier di prestare attenzione agli input sensoriali rilevanti e di tradurli in descrizioni verbali complesse. La maggiore sincronizzazione tra questi circuiti apparentemente indipendenti suggerisce che i sommelier abbiano integrato queste descrizioni con la precedente conoscenza semantica per ottimizzare la loro capacità di distinguere tra sottili differenze nel carattere qualitativo del vino.

In conclusione vi sono differenze tra sommelier e non esperti nella struttura del cervello, nella risposta funzionale sia al vino che alla complessità del vino, nonché nella connettività funzionale.

I sommelier generalmente hanno mostrato una maggiore attivazione e connettività funzionale delle aree temporali, mentre i neofiti avevano una maggiore attivazione e connettività funzionale delle aree frontali. Nello specifico, il profilo di connettività funzionale dei sommelier includeva regioni associate sia al gusto che alla lingua. Anche i sommelier, ma non i neofiti, hanno dimostrato modelli di attivazione differenziali quando degustavano vini ad alta complessità rispetto a vini a bassa complessità.