Il segreto dello Champagne

Uno studio pubblicato sulla rivista dell’Accademia Americana delle Scienze "Pnas" condotta da Gerard Liger-Belair dimostra che il segreto del successo dello Champagne è racchiuso nelle sue bollicine che scoppiando alla superficie del calice, liberano dei composti aromatici che affascinano il consumatore. Secondo questa ricerca le bollicine dello Champagne sono cariche di composti aromatici o di precursori aromatici che sprigionano aromi irresistibili. Queste molecole hanno la particolarità chimica di essere per metà attratte dall’acqua e per metà idrofobe, per questo motivo dopo che si mesce lo Champagne, rimangono intrappolate nelle bollicine in risalita nel calice. Raggiunta la superficie le bollicine scoppiano liberando questi inconfondibili aromi che seducono il consumatore. 

 

 

Categorie Senza categoria

Brunello di Montalcino Vigna Schiena d’Asino 2004

 Vigna Schiena d’Asino è il crù dell’azienda Mastrojanni che si trova nella zona di Castelnuovo dell’Abate.Microclima ideale, temperato dall’effetto del Monte Amiata, esposizione sud, sud-est e suoli a componente calcarea. Questo vino prodotto con uve Sangiovese grosso, viene vinificato in vasche di cemento e poi subisce un affinamento di circa tre anni e mezzo in botti di rovere di Allier di 15 ettolitri, per poi essere affinato in bottiglia per un periodo di 9-12 mesi. Il Vigna Schiena d’Asino 2004 si presenta nel bicchiere con un colore rosso granato, luminoso e consistente. Profilo olfattivo ricco e complesso con sensazioni di frutta rossa, speziate e floreali. Si riconoscono note odorose di ciliegia, mora, prugna, vaniglia, pepe, violetta. Lentamente in seconda battuta si percepisce anche liquirizia, cuoio, sensazioni di sottobosco, terra e sensazioni minerali. Al gusto l’ingresso è morbido, ma nella progressione e nel finale è possibile ritrovarci tutta la verve tipica del Sangiovese, vitigno non facile e duro che però in condizioni ideali dona vini di grande eleganza. Il tannino è nobile e maturo: il vino scorre con grande equilibrio su una accattivante sensazione di velluto, legata dall’inizio alla fine a una eccellente sapidità. Il lungo finale lascia la bocca fresca e asciutta con un ritorno aromatico di frutta,  sottobosco e liquirizia piacevolissimo. Questo vino è lo splendido risultato di un’annata molto interessante. Già pronto da bere ma promette un lungo e felice invecchiamento.   

 

 

 

Categorie Senza categoria

Il metodo Spark

Il nuovo metodo "Spark" o come è stato subito ribattezzato "Toscano" per ottenere lo spumante è stato presentato il 25 Giugno alla Fattoria di Poggio Capponi, che è stata la prima azienda ad averlo sperimentato.Questo metodo innovativo nasce dall'intuizione dell'enologo Fabrizio Cardini, specializzato nell'arte spumantistica che ha voluto coniugare il Metodo Classico, dove la rifermentazione avviene in bottiglia e il Metodo Charmat, dove la rifermentazione avviene in autoclave. L'oggetto principale del Metodo Spark è un piccolo contenitore in acciaio inox (contiene 40 litri ) chiamato "champagnotta" munita di una valvola che permette di eseguire tutte le operazioni tipiche del Metodo Classico, maturazione, sboccatura, aggiunta della "liqueur d'expedition. I pregi di questo metodo sono la riduzione dei costi dell'attrezzature necessarie per iniziare la produzione dello spumante, la maneggevolezza, la resistenza e la facilità di stoccaggio viste le piccole dimensioni del contenitore di acciaio inox.La champagnotta è stata realizzata dall'azienda Cavalzani Inox che è specializzata nella produzione di serbatoi per il vino.Il titolare dell'azienda il Dott. Osvaldo Cavalzani ha detto che  in futuro ci sarà la possibilità di noleggiare questi contenitori per tutte le aziende che vorranno iniziare a produrre spumante con il Metodo Toscano.Il primo spumante ottenuto con il Metodo Spark si chiama ROUSSEAU ed è ottenuto con il vitigno Vermentino coltivato dalla Fattoria di Poggio Capponi, si tratta di un " pas dosé" e alla degustazione si è presentato con un bel colore verdolino, perlage fine con buona persistenza. Odori freschi e fragranti che ricordano il floreale, il vegetale e il fruttato. In bocca gioca sul brioso contributo di  freschezza  sapidità, equilibrato, morbido e con una spuma cremosa.     

 

 

Di viole e liquirizia

2199091Di viole e liquirizia è il titolo  del libro scritto da  Nico Orengo e pubblicato da Einaudi.Si tratta di  un vero e proprio gioiellino, brillante e leggero.Il romanzo è ambientato nelle nuove langhe, tra affari, turismo enogastronomico, vecchie tradizioni e nuove culture del territorio. I protagonisti Giulio e Amalia sono fratelli, uniti da un morboso affetto e da un drammatico ricordo, la morte del padre stroncato da un fulmine tra le vigne. I due giovani hanno lasciato andare in malora la vecchia cascina paterna e hanno aperto un enoteca ad Alba. Un sommelier parigino, viene invitato a tenere un corso sui vini francesi.E' Daniel, separato e padre di una figlia difficile che involontariamente sarà la causa di lacerazioni affettuose e drammatiche che sconvolgeranno la vita dei due fratelli e di tutto l'ambiente dei vignaioli. E' un libro che si lascia leggere velocemente e che consiglio a tutti gli enoappassionati.   

Anteprima Chianti Classico 2009

scannedimage-2Alla stazione Leopolda di Firenze, si è svolta Mercoledì 18 la manifestazione Chianti Classico Collection 2009 dove è stato presentato il Chianti Classico 2007 e la Riserva 2006. Assaggiando i vari vini, il Chianti Classico 2007 mostra già un buon equilibrio, ma soprattutto colori meno spinti e un uso del legno meno marcato rispetto al passato. Un’annata in cui si riscontrano di più le caratteristiche del Sangiovese, colori non molto carichi, medio corpo e lieve scontrosità del tannino.Infine le Riserve 2006 pur mostrando un progresso sul piano della territorialità, restano in molti casi dei vini più spinti e lavorati, meno “divertenti” da bere rispetto alle versioni d’annata.

Categorie Senza categoria

Il vino biologico è amico dell’ambiente

Adesso c’è anche la conferma, il vino prodotto con colture biologiche inquina di meno rispetto al vino prodotto con metodi standard, questo è il risultato emerso da uno studio condotto da Valentina Niccolucci dell’università di Siena e pubblicato dalla rivista Agricolture, Ecosystems and Environment. La ricerca è stata effettuata su due aziende Toscane che producono Sangiovese, una che utilizza metodo biologico ( vitigni coltivati con fertilizzanti naturali, lavori fatti per lo più a mano ) e l’altra che utilizza metodi standard. Per calcolare l’impatto sull’ambiente è stata utilizzata la misura dell’impronta ecologica che viene calcolata  misurando tutte le risorse necessarie per produrre il vino. Il risultato? l’impronta ecologica per produrre il Sangiovese biologico è risultata 7,17 metri quadrati contro i 13,99 per il Sangiovese  ottenuto con metodi standard.

Categorie Senza categoria