
Autoctono, resistente ai cambiamenti climatici, complesso ma facile da bere, che racconti il territorio di produzione. Sono i primi ingredienti del progetto di individuazione di un vino bianco per la Toscana interna che nella giornata di venerdì 18 luglio,nella sede dell’Enoteca Italiana Siena guidata da Elena D’Aquanno, ha visto a confronto il mondo scientifico e quello produttivo. Il risultato è la formazione di un tavolo di lavoro che avrà come sede di riferimento l’Enoteca Italiana Siena, l’Accademia Italiana della Vite e del Vino, l’associazione Donne del Vino della Toscana, i sommelier di AIS Toscana con il contributo del Consorzio Vino Toscana.
“È il bianco la risposta al futuro e in una terra di grandi rossi come la Toscana interna possiamo giocarci la partita producendo un grande vino di riferimento per i consumatori internazionali”, ha introdotto Donatella Cinelli Colombini, delegata delle Donne del Vino della Toscana. “Se al Nord è stata fisiologica una crescita delle coltivazioni dei bianchi, al centro si è assistito a una contrazione, ma l’unico vitigno tra i bianchi autoctoni a resistere è stato il Trebbiano che è sì il quinto vitigno più coltivato in Italia, ma in Toscana ha delle varianti autoctone che potrebbero essere prese in considerazione“, conclude Donatella Cinelli Colombini ricordando le varianti di Brucanico nel senese, Bobiano a Lucca, Albano ad Arezzo, Biancone a Cortona. Durante l’incontro, è stato evidenziato come i vitigni bianchi autoctoni non solo abbiano un potenziale enologico ancora inespresso, ma siano anche più resilienti agli attacchi fungini e ai cambiamenti climatici rispetto ai rossi. Lo ha ribadito Rosario Di Lorenzo, presidente dell’Accademia Italiana della Vite e del Vino, supportato dalle relazioni scientifiche di accademici delle università di Pisa, Firenze e del CREA di Arezzo.
Per Elena D’Aquanno, presidente della Fondazione Enoteca Italiana Siena, questo primo tavolo di lavoro rappresenta “un passo fondamentale verso una nuova stagione per la viticoltura toscana”. L’obiettivo è ambizioso: fare del vino bianco toscano un simbolo di innovazione, sostenibilità e identità culturale, capace di affermarsi sui mercati internazionali e rispondere con forza alla crisi dell’export, aggravata anche dai dazi imposti dagli Stati Uniti.
Nel corso della giornata si è svolta una degustazione di 11 vini bianchi guidata dal presidente AIS Toscana Cristiano Cini, che ha messo in luce la varietà e la qualità di questi vini, tutti realizzati da produttrici dell’associazione Donne del Vino della Toscana.
Questi i vini assaggiati:
Tenuta Valdipiatta: Nibbiano 2024, uvaggio Sangiovese 80%, Trebbiano, Grechetto, Malvasia 20%.
Tenuta di Capezzana: Trebbiano di Capezzana 2024, 100% Trebbiano.
Cantine Dei: Martiena 2023, uvaggio Malvasia Bianca Lunga 60%, Chardonnay 30%, Grechetto 5%, Sauvignon Blanc 5%.
Azienda Agricola Borgo Prunatelli: Canaiolo Bianco – Borgo Prunatelli 2018, 100% Canaiolo Bianco. Fattoria La Maliosa: La Maliosa Uni 2023, 100% Procanico.
Corte dei Venti: Coccole 2024, 100% Sangiovese.
Podere Casaccia di Moretti e Mori Lucia S.S.: Sine Felle Bianco 2023, uvaggio Malvasia Bianca 40%, Vermentino 40%, Trebbiano 20%.
Tenuta di Artimino: Artumes 2024, uvaggio Trebbiano Toscano 70%, Petit Manseng 30%.
Dianella: Orpicchio 2021, 100% Orpicchio.
Fattoria Sardi: Vallebuia Bianco 2023, 100% Trebbiano.
Cantina del Testimone: Fortunato 2024, uvaggio Malvasia 33%, Trebbiano 33%, Grechetto 33%.
La sfida è lanciata. La Toscana del vino guarda oltre il rosso e punta su un bianco capace di raccontare una nuova, affascinante identità territoriale.